giovedì 12 settembre 2013

Doddore Meloni vuole una coalizione indipendentista a guida Psd’Az

Il Psd’Az deve guidare un raggruppamento di partiti e di movimenti indipendentisti alle prossime elezioni regionali. 
il presidente della Repubblica di Malu Entu Doddore Meloni
E’ la proposta lanciata dall’indipendentista di Terralba e leader di Meris in Domu Nosta, Doddore Meloni, da Mandriola, nella marina di San Vero Milis, in occasione del quinto anniversario della proclamazione della Repubblica indipendente di Malu Entu.
Secondo il presidente Meloni, la coalizione indipendentista potrebbe raggiungere la soglia del 10% richiesta dalla legge elettorale e dare una rappresentanza in Consiglio regionale a tutti i movimenti e i partiti della cordata, anche a quelli che da soli non avrebbero alcuna possibilità di ottenere il 5% dei consensi.
In attesa di una risposta da parte del Psd’Az e degli altri partiti e movimenti indipendentisti, Meloni ha comunque confermato che Meris in Domu Nosta proporrà il proprio simbolo alle elezioni regionali del 2014 così come deciso ieri sull’isola di Mal di Ventre davanti ai ruderi di quello che nell’estate del 2008 divenne il palazzo presidenziale della Repubblica indipendente di Malu Entu.

lunedì 9 luglio 2012

«Via la parola Italia dallo statuto»

Antonello Loi
www.unionesarda.it
TERRALBA. 


Pietro Paolo Piras propone di correggere il documento del Comune. 
Doddore critico «Via la parola Italia dallo statuto» 
 Svolta indipendentista: meglio scrivere Europa. Niente basi a Capo Frasca
Sa die pro s'Indipendentzia




Aria di indipendentismo in Consiglio comunale e scoppia la polemica. Una parte del programma della nuova maggioranza si annuncia l'impegno per la smilitarizzazione del poligono di Capo Frasca e, soprattutto, una variazione dello Statuto comunale. 


Sul poligono il neo sindaco Pietro Paolo Piras rimarca «l'impegno per la smilitarizzazione di Capo Frasca». 


E per quanto riguarda lo Statuto scrive: «L'articolo 1 afferma che il Comune di Terralba rappresenta gli interessi dei Terralbesi e dell'intero popolo sardo, e questo popolo è “portatore di valori autonomi e originali, in seno alla Nazione Italiana”. 


Nel pieno rispetto della costituzione e di tutte le leggi vigenti, proponiamo di sostituire la frase con la seguente: “portatore di valori autonomi e originali, in seno all'Unione Europea”». 
Immediata la replica del consigliere di minoranza del Pdl Roberto Garau: «La smilitarizzazione di Capo Frasca sarebbe un'operazione fallimentare. Non porterebbe alcuno sviluppo al territorio, ma anzi toglierebbe altri posti di lavoro e gli stipendi che vengono spesi nel Terralbese finirebbero in altri territori. 


Questo traguardo - dice - è figlio dell'anima indipendentista a cui si aggiunge una sinistra radicale. Pensare poi di modificare il Regolamento, facendo sparire la parola Italia e facendo dei sardi esclusivamente cittadini europei, va contro la nostra storia e cultura ed è inaccettabile». 


Critico anche l'ex sindaco Gian Pietro Pili: «Smilitarizzare Capo Frasca sarebbe un errore gravissimo. Il poligono svolge un'attività militare e di difesa indispensabile e dal poligono arriva un consistente indotto ala nostra cittadina; grazie al poligono, inoltre quel lembo di terra e lo specchio di mare adiacente conservano l'ambiente intatto».


Sullo Statuto Pili sottolinea: «Va ricordato al nuovo sindaco che ha giurato sul tricolore». 
Soddisfatta invece la candidata sindaco di Sel, Katia Marcias: «Sel punta alla realizzazione di una nuova Sinistra sarda, anche di stampo indipendentista: per questo approvo le scelte della maggioranza. 


Doddore Meloni invece ne approva il pensiero, ma precisa :«Purtroppo, però, la scelta della maggioranza è solo lana caprina. Invece il giuramento del sindaco davanti al tricolore italiano significa che sono solo parole per accontentare ProgReS che li ha fatti vincere».
Sa Die Pro S'Indipendentzia

mercoledì 27 ottobre 2010

Cari indipendentisti per cortesia! Calma e gesso.

Di Salvatore (del 27/10/2010 in s'arrizzoni de malu entu

In questo periodo la situazione sociale sarda è in ebollizione, e gli indipendentisti? Come al solito! Come si comportano? Come al solito! Basta una scintilla, sul comportamento non condiviso di uno di noi! E vai … tutto il firmamento indipendentista ribolle in armi, tutti contro tutti! Basta un minimo di critica, su un qualsiasi punto di vista che non coincida, con quello altrui, sia sulla marcia, sia sui pastori, sul nucleare, o altro, che si dà immediatamente fuoco alle polveri, come sé, la minima critica, fosse il reato di lesa Maestà …. Ma signore e signori, della piccola e alta borghesia indipendentista; posso porvi una domanda: l’indipendenza della Sardegna, con relativa nascita della Repubblica Sarda, potete spiegarmi, con quali cittadini sardi la dovremmo ottenere? Vi chiedo l’impossibile? Per cortesia, potete indicarmi e proporre, con un identikit, sul come dovrebbero essere le donne e gli uomini sardi, che abbiano i requisiti per portare avanti l’indipendenza sarda. Come gli identifichiamo? Alte o basse, alti o bassi, bionde o brune, biondi o bruni, grasse o magre, grassi o magri, intelligenti o cretine, intelligenti o cretini, oppure possiamo indire un concorso di bellezza, cosi che, potremmo scegliere un prototipo femminile e uno maschile, e diamo inizio alla clonazione. (Ma suppongo che questa decisione, farebbe sorgere il problema, di una società sarda, abbastanza noiosa, composta da soggetti tutti identici!) mi auguro, che condividiate con me, che la soluzione della clonazione non sia la migliore! Scritto quanto sopra, mi permetto di esprimere la mia diagnosi, sulla malattia che affligge gli indipendentisti sardi. La malattia in oggetto è derivata dalla contaminazione diffusa fra di noi, dalla peggiore cultura italiana, lo scopo di tale contaminazione, era stato ideato e portato avanti, per far si, che la nostra lingua, le nostre tradizioni, la nostra storia, la nostra diversità etnica, fosse omogeneizzata ai concetti ideologici e politici italiani. Ed infatti! Su quali basi, nascono i nostri conflitti indipendentisti? Tutti noi siamo consci che, tali conflitti nascano da basi e concetti politico ideologici, impostoci sia dai mass-media, sia dalla cultura italiana. Avete notato l’abuso della parola “democratico”, usato sia dai partiti d’ispirazione Marxista e Leninista. Sia da quelli d’ispirazione conservatrice, tale concetto e usato ripetutamente come un mantra, e noi indipendentisti, lo abbiamo adottato e fatto proprio, riproponendo in piccolo, tutta la sceneggiata a qui assistiamo tutti i giorni nella politica italiana. Perché dico questo! Perché molti di noi, non conoscono la nostra storia! Vi chiedo: può un popolo che è stato governato per cinquecento anni dalle leggi emanate dalla carta de Logu, accettare supinamente e nel contempo, cascare per l’ennesima volta nella trappola ordita dai Gattopardus Sadrus. Dobbiamo prendere atto, che esiste un problema, questo problema è derivato, dalla nascita e proliferazione di aspiranti ideologi che avendo letto, ma non digerito i libri di Gramsci, se ne sentono gli eredi, destinandolo a ideologo dell’indipendentismo. Ma essendo il sottoscritto, un adoratore di Gramsci, posso permettermi il lusso di esprimere il concetto. Ma quando mai Gramsci è stato indipendentista? Miei signori un attimo di serietà non guasterebbe. Ma dai … come possiamo far breccia sulla società sarda e portarla sulle nostre posizioni, riproponendo gli stessi schemi politico ideologici di chi ci sta dominando? Chiedetevi, per quale motivo i sardi dovrebbero delegarci a rappresentarli e non votare ai vari Berlusconi, Bersani, Casini, Fini, etc. Come possono fidarsi di noi indipendentisti? Che consumiamo il tempo intrisi di cultura individualista, e col concetto autoreferenziale, che tutto siamo noi e gli altri sono nessuno! Per prendere atto di quel che sto scrivendo, basta dare uno sguardo su Face book, e leggere le diatribe sul nulla, che impazzano sul web. I sardi che non ci ascoltano, hanno ragione ed è inutile che noi gli identifichiamo, con gli epiteti, che son venduti, schiavi dei padroni, etc. La verità è che noi se non riusciamo ad avere un minimo denominatore comune per dialogare fra di noi, che aiuto possiamo chiedere! Eppure basterebbe, un po’ di lucidità mentale, per capire, quanto non sia determinata la nostra figura individuale, di fronte alla battaglia che stiamo portando avanti, per arrivare all’indipendenza della Sardegna. Secondo il mio modesto punto di vista, dovremmo lasciar da parte i nostri riferimenti ideologici e far fronte comune. Dovremmo far fronte comune, per dare indicazioni sul presente e sul futuro della Sardegna, e non lasciare, che siano i responsabili della grave situazione socio economica a cui hanno portato la società sarda, a continuare a gestire il presente e con la nostra cecità permettere che continuino a farlo nel futuro. So che molti di voi, appena leggeranno queste parole, alzeranno le spalle, essendo convinti, di avere la soluzione in tasca. Ma, voglio ricordarvi, che da soli non si arriva da nessuna parte. E il nostro movimento non demorderà nel continuare a predicare al vento, perché quel vento porterà lontano la nostra voce, e siamo sicuri che arriverà a delle orecchie contente di sentirlo. Saranno nuovi indipendentisti o vecchi indipendentisti, ma quel vento continuerà a soffiare e ripetere, sempre il solito ritornello, ANDIAMO IN PARIS.

Il Presidente,

Doddore Meloni

www.repubblicadimaluentu.com

sito ufficiale del PAR.I.S. (Partidu Indipendentista sardu) Malu Entu

sabato 18 settembre 2010

DODDORE MELONI DICE LA SUA

DODDORE MELONI DICE LA SUA SULLA PRESENZA DEL PARIS MALU ENTU DI FRONTE AL PALAZZO DELLA REGIONE SARDEGNA , http://sadefenza.blogspot.com SOSTENERE LA MOZIONE SULL'INDIPENDENZA DEL PSdAz AL CONSIGLIO REGIONALE.

lunedì 27 aprile 2009

LIBERARE i PRIGIONIERI POLITICI delle Nazioni senza Stato il CORAGGIO di concedere la LIBERTA' e L'INDIPENDENZA.


Di fronte all’anarchia della fine del diciannovesimo secolo, il legislatore ha inventato la "associazione sovversiva" è ben noto anche oggi, l’uso criminale indiscriminato dell’inchiesta dello stato francese, emettendo ordini di custodia cautelare che durano un tempo indeterminato, a persone cui non sono accusate di trasgressioni penali con accuse certe su episodi certi coadiuvati di trasgressioni di legge certe, no, non di questo si tratta, ma di accuse esercitate in modo blando generico e superficiale, accuse di associazione sovversiva con fini di “impresa terroristica” senza prove ne documentate ne provate. Con l’aggravante della negazione della possibilità di autodifesa per i detenuti Patrioti Corsi falsamente e ingiustamente detenuti dallo stato francese, in quanto trattasi di accusa astratta falsa e insensata, La condanna a 30 anni di carcere,e la reclusione da Jean Castela e Vincent Andriuzzi, l’assoluzione in appello e la condanna successiva alla pena massima di Yvan Colonna certifica l'affondamento del diritto e della giustizia dei tribunali francesi in Corsica(1).

In quasi tutti i più recenti conflitti, gli insorti hanno invocato il proprio diritto all’autodeterminazione per giustificare la secessione di una parte del territorio nazionale. Di autodeterminazione parlano poi alcuni gruppi terroristici dell’Europa occidentale (l’ETA nei Paesi baschi e l’IRA nell’Irlanda del Nord), che, pur non dando luogo a vere e proprie guerre civili, hanno determinato situazioni di indubbia gravità. Infine, gruppi politici ben insediati nei parlamenti di alcune democrazie occidentali inseriscono nei loro programmi, secondo il vento che tira, un’ipotetica quanto futura separazione di una parte del territorio dello Stato (quella che essi rappresentano): la Lega nord in Italia, o al Partito catalano in Spagna, ma anche ai gruppi per l’indipendenza di Sardegna, Corsica, Bretagna, Scozia, Galles, Québec. Ma il diritto dei popoli all’autodeterminazione fa a pugni con l’esigenza di tutelare l’integrità territoriale degli Stati. Tutto questo porta ad un’inevitabile questione: a chi spetta e a che condizioni può essere esercitato il diritto all’autodeterminazione? Quand’è che un popolo può spezzare le frontiere che fino a quel momento l’hanno racchiuso?

La Carta delle Nazioni Unite, senza troppe specificazioni, fa riferimento al diritto all’autodeterminazione nell’art. 1, par. 2 (che lo considera una condizione indispensabile per lo sviluppo di relazioni amichevoli tra le nazioni) e all’art. 55 (dove sono indicate le misure da prendere per garantirne l’esercizio). Stando alla lettera delle disposizioni, comunque, gli Stati europei non avevano alcun obbligo di evacuare le colonie per lasciarle al loro destino, ma dovevano limitarsi a promuoverne lo sviluppo e il benessere, in vista di una futura quanto ipotetica indipendenza. Inoltre, in virtù dell’art. 2, par. 7, che sancisce il divieto di ingerenza negli affari interni degli Stati, i poteri dell’Organizzazione in materia erano alquanto ridotti. Oggi la situazione è completamente diversa, grazie alla mutata coscienza degli Europei e alle numerose dichiarazioni e risoluzioni che sono state approvate in materia: la Dichiarazione dell’Assemblea generale sulla decolonizzazione (2) (che sancisce il dovere positivo di promuovere l’autodeterminazione e il dovere negativo di astenersi dall’usare la forza per privarne i popoli); il Patto sui diritti civili e politici e il Patto sui diritti economici, sociali e culturali del 1966 ("all peoples have the right to self-determination" (3) ); la Dichiarazione 2160 del 1966 (4) (per la quale ogni azione coercitiva, diretta o indiretta, volta a privare un popolo del suo diritto all’autodeterminazione, costituisce una violazione della Carta delle Nazioni Unite); la Dichiarazione sulle relazioni amichevoli (1970), adottata per consensus (5) ("all peoples have the right freely to determine, without external interference, their political status and to pursue their economic, social and cultural development, and every State has the duty to respect this right in accordance with the provision of the Charter" (6) ), che qualifica l’uso della violenza per privare i popoli della loro identità nazionale come una violazione dei loro diritti inalienabili e del principio del non intervento; la Dichiarazione sulla definizione di aggressione del 1974 (7) , che riafferma il divieto di minaccia o uso della forza contro istanze di autodeterminazione (8) . A ciò bisogna aggiungere le numerose risoluzioni di condanna contro la politica colonialista di Portogallo, Repubblica Sudafricana, Rodesia del Sud, Israele, che sono state approvate all’unanimità "virtuale", cioè con il solo voto contrario di coloro contro cui erano dirette.

Al colonialismo possiamo affiancare l’apartheid (cioè quel regime che pratica su larga scala, tramite una precisa legislazione, la discriminazione razziale), che oggi viene considerato un crimine contro l’umanità (9) . Visto che la stragrande maggioranza degli Stati si è conformata alla condanna generale del colonialismo e del razzismo, si può ritenere attualmente esistente una norma consuetudinaria che ha modificato le originarie previsioni della Carta ed ha internazionalizzato questo tipo di lotta per l’autodeterminazione.

Ma chi è legittimato ad accertare la natura razzista e/o colonialista del governo contro cui combattono gli insorti? Non è sufficiente che lo Stato interveniente dichiari unilateralmente, per giustificare il proprio appoggio militare ai ribelli, che il governo legittimo opera discriminazioni basate sulla razza o attua una dominazione di tipo coloniale: è fin troppo facile prevedere gli abusi di un simile potere discrezionale. La lotta dei movimenti di liberazione nazionale deve perciò essere legittimata da un atto delle Nazioni Unite, quale una risoluzione di condanna nei confronti del regime, o una dichiarazione di sostegno agli insorti. Tra i tanti esempi, si possono ricordare la risoluzione 390 del 1950 dell’Assemblea generale, che prevedeva l’autogoverno dell’Eritrea, i pareri consultivi della Corte internazionale di giustizia che hanno riconosciuto la legittimità della lotta della Namibia contro l’occupazione sudafricana (1970) e quella del Fronte Polisario per l’indipendenza del Sahara occidentale (1975), o ancora la risoluzione 3237 del 1974, che invitava permanentemente l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina a partecipare come osservatore ai lavori dell’Assemblea generale. Questi atti si aggiungono alle numerose risoluzioni di condanna nei confronti di Israele, Rodesia del Sud, Repubblica Sudafricana e Portogallo, che hanno legittimato indirettamente gli oppositori a questi governi.

Anche nel lontano tempo del nazifascismo imperavano i “Tribunali Speciali” , malattia comune e diffusa nell’Europa nazi-fascista, i quali si dilettavano alla ricerca di criminali che nella loro concezione non potevano chiedere di autodeterminarsi e perciò considerati di fatto oppositori allo stato assolutista. In Italia il fascismo colpisce l’indipendentismo Sardo che aveva contribuito in modo determinante alla liberazione alla sua liberazione dall’occupazione Austriaca, con decine di migliaia di martiri Sardi morti per una nazione che non ci appartiene, e che invece di premiarci ci opprime; e così anche per i fratelli Corsi il regime di Vichy riserba loro il carcere duro e sicure decapitazioni, il tutto senza nemmeno aver uno straccio di prova contro i patrioti, cosa dobbiamo pensare del regime attuale sia in Francia che in Italia, in paragone dei fatti anzidetti?

RIVENDICARE IL DIRITTO ALLA SOVRANITA’ E FATTO INCONTESTABILE E DOVUTO!

L’insurrezione contro un governo colonialista e/o razzista

Il diritto dei popoli all’autodeterminazione comparve per la prima volta tra i quattordici punti proclamati dal presidente americano Wilson alla fine della Prima guerra mondiale (10) . Nella sua prima versione, fu riconosciuto soltanto ai popoli (intesi come comunità caratterizzate dall’appartenenza ad una stessa etnia, lingua, cultura) dell’Europa dell’est e del Medio Oriente, che, dopo la caduta degli Imperi centrali e di quello Ottomano, erano finalmente liberi di decidere del proprio destino. Nacquero così Stati come la Cecoslovacchia e la Yugoslavia, ed è significativo notare (per evidenziare l’elasticità del principio) che proprio questi Paesi oggi non esistono più.
Ma non è tutto. L’art. 1, par. 4 del primo Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 1949, stipulato nel 1977, equipara ai conflitti internazionali, ai fini dell’applicazione del diritto umanitario, le guerre in cui i popoli lottano contro la dominazione coloniale, i regimi razzisti o l’occupazione straniera (9) , distinguendoli perciò dalle guerre civili, di cui si occupa il secondo Protocollo. Per essi, si prescinde dall’elemento materiale del controllo effettivo di una parte del territorio nazionale, per privilegiare il fine, ritenuto dagli Stati presenti a Ginevra particolarmente meritevole.

Una precisazione si rende però necessaria. Secondo un’opinione ricorrente, favorire e riconoscere l’indipendenza del Kosovo potrebbe legittimare, in un prossimo futuro, le pretese secessioniste di altre minoranze, come quelle dei baschi, dei còrsi dei sardi o degli altoatesini di lingua tedesca. Ci si chiede, perciò, perché la Serbia dovrebbe tollerare che un’autorità esterna le imponga di amputare una parte rilevante del suo territorio, quando Spagna, Francia e Italia, di fronte ad una simile pretesa, alzerebbero gli scudi. L’opinione si basa sulla premessa: l’affinità della situazione balcanica con i movimenti indipendentisti occidentali.

La necessità di liberazione per i popoli e le nazioni senza stato in Europa è di fondamentale impellenza, l‘Europa e le Nazioni si devono porre il problema per risolverlo velocemente, dando il giusto risvolto ai bisogni dei popoli, 10) mostrando buona volontà liberando i prigionieri “politici” che sono incarcerati nei vari Paesi a partire dalla Francia e dalla Spagna 2)dare tutte le libertà civili necessarie e liberalizzare e propugnare il diritto all'autodeterminazione delle nazioni in Europa delle realtà senza stato, tutte, presenti nella Comunità Europea.

Parità di diritti e dignità, parità di rappresentanza e parità di sovranità di tutti i popoli e le nazioni senza stato, in una libera Europa.

Libertà Per tutte le nazioni senza stato nel mondo.





MOVIMENTU INDIPENDENTISTA SARDU SA DEFENZA SOTZIALI






NOTE BIBLIOGRAFICHE:


1) http://www.uribombu.com/france_justice_exception716482.htm

2) Sul principio di autodeterminazione, vi sono interessanti contributi reperibili a questo indirizzo telematico.

3) Declaration on granting Indipendence to Colonial Countries and Peoples, in Yearbook of the United Nations, 1960, p. 46.

4) Testo in American Journal of International Law, 1967, p. 861 e 870.

Paragrafo 1, lett. b della Declaration on the Strict Observance of the Prohibition of theThreat or Use of Force in International Relations and the Right of Peoples to Self Determination.

6) Cioè in assenza di voto palese.

7) Testo in American Journal of International Law, 1971, p. 243 ss.

8) Testo in Revue générale de droit international public, 1975, p. 261 ss.

Cfr., per un esame delle dichiarazioni richiamate, ISLAM, Use of Force in Self-Determination Claims, in Indian Journal of International Law, 1985, p. 424 ss.; VIRALLY, Droit international et décolonisation devant les Nations-Unies, in Annuaire français de droit international, 1963, p. 508 ss.

10) Cfr. Revue générale de droit international public, 1978, p. 330.

Sulla personalità internazionale degli Stati che praticano l'apartheid, si veda CONFORTI, Diritto internazionale, Napoli, 1996, p. 18. Secondo l'Autore, nel caso della Rhodesia del Sud, contro cui il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva approvato misure di isolamento totale, si era formata una norma ad hoc, che ne escludeva la personalità.
http://www.cahiers.org

sabato 28 marzo 2009

incontro dibattito organizzato da sni e css su nucleare in sardegna

L'ASSOCIAZIONE STUDENTESCA TDM 2000

IN COLLABORAZIONE CON SARDIGNA NATZIONE E

CONFEDERAZIONE SINDACALE SARDA

ORGANIZZA:

INCONTRO DIBATTITO

NUCLEARE BUGIARDO!

GIOVEDI' 2 APRILE 2009

ORE 17,00 - CAGLIARI - CASA DELLO STUDENTE

VIA TRENTINO SALA COSSEDDU

NUCLEARE... TORRA? ... E DRINGHIDDI!!!

BASTA CUN IS FRAULAS

Relatori:

Michele SABA- docente dipartimento di fisica- Università di Cagliari

Vincenzo Migaleddu- Radiologo - ISDE International Society of Doctors for the Environment

Salvatore Carai- Sindaco di Montalto di Castro

Andrea Mameli- Giornalista scientifico


giovedì 22 gennaio 2009

Proposta de su Salary Cap

Su movimentu Indipendentista PAR.I.S. E SA LISTA Doddore Malu Entu aderescinti a sa proposta Salary Cap, cosa ca eus semper pentzau e sustenniu sa ridutzioni de is costus de sa politiga Sarda